Santa Maria del Fonte è il nuovo Santuario regionale della Lombardia

A conferma dell’importanza – sia spirituale che geografica – che riveste per il territorio lombardo, il Santuario di Santa Maria del Fonte a Caravaggio è stato ufficialmente riconosciuto come “Santuario regionale della Lombardia”, proprio nel giorno della Memoria dell’Apparizione, venerdì 26 maggio, in occasione della Messa presieduta dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, alla presenza di tutti i vescovi della regione.

La processione d’ingresso, con i vescovi delle dieci Diocesi lombarde e i tanti sacerdoti presenti, ha avuto inizio alle 10.30 dal Centro di spiritualità del Santuario. Da lì la discesa al Sacro Fonte per l’atto penitenziale e l’omaggio alla Vergine nel luogo dell’Apparizione alla giovane Giannetta. Poi la basilica è diventato lo scenario principale; una chiesa gremita di fedeli ad attendere l’ingresso dei concelebranti.

«Questa invocazione di popolo racchiude il riconoscerci fratelli, membra vive del popolo dei credenti di questa terra», ha detto il vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni, nel saluto iniziale. E, dando il benvenuto all’arcivescovo di Milano a agli altri vescovi e alle autorità presenti, ha proseguito: «Grazie a tutti per essere noi quel popolo, fatto di Diocesi, di Province, di comunità, che in Maria ritrova unità e fiducia»

Il Santuario di Santa Maria del Fonte è da sempre un luogo significativo di ritrovo e preghiera per i fedeli della Lombardia, e non solo, testimoni di una forte devozione che vive nei secoli. Quella devozione che è stata, nella mattinata, il punto focale dell’omelia del vescovo Delpini, che ha così detto: «Sì, è una forma di devozione opportuna quella che chiede di fare penitenza per la conversione dei peccatori; sì, è una forma di devozione che edifica quella che raggiunge il santuario per un lungo faticoso cammino, sulla cima del monte; sì, è una forma di devozione che illumina il cammino della fede quella che insegna lunghe preghiere, sì, è una bella devozione quella che incoraggia generose offerte per la carità, sì, è una devozione che commuove quella che invita a contemplare il dolore, il cuore trafitto della Madre, le lacrime e il sangue che Maria ha versato per partecipare alle lacrime e al sangue dei suoi figli». Poi, ha invitato tutta la comunità, radunata per onorare Santa Maria del Fonte, a imparare una devozione «facile», alla quale proprio il santuario regionale educa. Ha dunque sottolineato: «Vogliamo compiere un atto di devozione facile, quella che possono praticare tutti: quello che possono correre e saltare e quelli che camminano adagio adagio e quelli che non camminano per niente e non possono fare gradini. Veniamo a compiere un atto di devozione facile, quella che si può praticare quando c’è il sole e quando piove. Veniamo a incontrare Maria, la donna semplice di Nazaret che ci ospiti senza dirci qualche cosa da fare, ma inviti piuttosto a non fare niente, a fermarsi, tranquilli, per un momento: perché la gente ha già troppe cose da fare». Un invito a incontrare la Vergine che consola, la Vergine che perdona e non castiga, che ascolta e dona sollievo. E, secondo l’arcivescovo Delpini, la gente che visita il Santuario di Caravaggio ha bisogno di questa devozione facile, ha bisogno di trovare un prete per la confessione, di trovare una immagine che inviti a pregare, di trovare un po’ di silenzio per uscire dal rumore e dalla confusione di un tempo troppo chiassoso e dispersivo.«Noi siamo gente che quando viene a Caravaggio pratica la devozione facile – prosegue mons. Delpini –: invochiamo la grazia di compiere il bene facile, perché Maria ci insegna che è più facile perdonare che conservare il rancore, è più facile dare gioia invece che dare tristezza, è più facile servire che farsi servire». Ha quindi concluso: «Veniamo a Caravaggio, il nostro santuario regionale, in una terra che onora Maria con cento e cento santuari ricchi di storia e di grazie. E qui pratichiamo la devozione facile, e vi troviamo sollievo per una vita che spesso è troppo difficile».

Leggi la versione integrale dell’omelia

Dopo le comunioni, il saluto del rettore del santuario, monsignor Amedeo Ferrari, che ha voluto esprimere così la propria gratitudine: «Grazie a tutti, perché questa giornata possa essere veramente fonte di acqua viva, fonte di coraggio per coltivare ancora nei secoli la devozione alla Madre del Cielo».

A concludere la celebrazione, la preghiera di affidamento alla Vergine e la benedizione finale, di fronte alla statua di Maria, presso la quale l’arcivescovo Delpini ha annunciato le nomina del milanese don Michele Di Tolve, rettore del Seminario arcivescovile di Milano, a vescovo ausiliare di Roma.

Dopo la Messa, presso il cortile interno del Centro di spiritualità, è stato presentato, alla presenza dei vescovi e delle autorità, il volume Il Santuario di Caravaggio. La cupola e i pennacchi. L’opera di restauro delle decorazioni. L’opera è una raccolta di testi e immagini che raccontano la storia del Santuario. Un volume che il vescovo Napolioni ha voluto omaggiare ai presenti.

La memoria dell’Apparizione nel pomeriggio

L’acqua e il silenzio: sono questi i due segni che hanno contraddistinto la celebrazione del pomeriggio di venerdì al Santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio, dove il 26 maggio 1432, la Vergine Maria apparve alla giovane Giannetta. E come ogni anno, nel giorno dell’anniversario, è stata celebrata presso il Santuario, la Memoria dell’Apparizione, presieduta dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. Prima il silenzio, a valorizzare, nella riflessione e nella preghiera, il racconto dell’Apparizione, appena rivissuto nella basilica gremita. Poi l’acqua benedetta. Alle 17, nell’ora esatta dell’apparizione, le note dell’organo e i rintocchi delle campane hanno fatto da sottofondo al rito dell’aspersione dei fedeli, nella chiesa e nei cortili. Poi il canto del Vespro.

«Stamane l’arcivescovo Delpini ha dipinto questo santuario come il luogo in cui si apprende, si sperimenta, si gode, una devozione facile – ha spiegato il vescovo Napolioni nell’omelia –. Facile perché Maria ci viene incontro così, con l’essenziale disponibilità di madre, e qui ci fa riscoprire la nostra identità di figli». Ha quindi proseguito: «E nasce quindi un contagio benefico, che facilita la preghiera, la commozione e il coinvolgimento del cuore».

Quella devozione che da sempre accompagna i fedeli che giungono a Caravaggio, in quel santuario che proprio il 26 maggio è stato proclamato come «Santuario regionale della Lombardia». Quella devozione che, ogni anno, nell’anniversario dell’apparizione, si fortifica. E come suggerisce il vescovo, «a noi basta fare memoria di quella apparizione per camminare verso l’ultima, quella del Figlio, che Lui ci ha promesso».

«Chiediamoci se davvero in fondo ai nostri pensieri, alle nostre speranze e ai nostri timori, c’è la certezza che Egli verrà, c’è il desiderio di vivere di Lui», ha quindi concluso mons. Napolioni. «Maria è in cielo, è presso Dio, con il Figlio Suo risorto. E lì ci dà appuntamento. E verso quell’appuntamento ci attira, dandoci l’acqua viva perché la sete, durante il cammino, non ci inaridisca e non ci impedisca di correre in braccio a Lei, davanti a Gesù, sotto lo sguardo misericordioso del Padre».

Al termine dei Vespri, il canto del Magnificat e l’incensazione della statua della Madonna che appare a Giannetta.

Il Rosario aux flambeaux della sera

L’intensa giornata al Santuario si è conclusa, come ormai consuetudine ogni 26 del mese, con recita del Rosario aux flambeaux lungo i portici del santuario. A guidare la preghiera mariana, alle 21, è stato il vescovo Antonio Napolioni. Tanti i fedeli che hanno partecipato a questo momento di spiritualità ormai divenuto tradizionale e che si è concluso con la preghiera di affidamento davanti al gruppo statuario dell’Apparizione.

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