Celebrata in Santuario la Veglia dell’Assunzione della B.V. Maria

 

Non vi è mai capitato di voler andare in montagna per raggiungere una vetta, ma di non conoscere il sentiero e le sue difficoltà? Qual è la cosa migliore da fare allora?

Assumere una guida! A questo serve la guida alpina: è assunta per condurre alla meta.

Interessante non credete?

La solennità di Maria che celebriamo il 15 di Agosto ce la fa contemplare assunta in cielo, ovvero portata in paradiso in anima e corpo.

Ma non è curioso e bello pensare che proprio perché assunta in quanto arrivata alla meta, possa essere “assunta”, voce del verbo assumere, per condurci, come guida, alla medesima meta?

Sì, assumiamo l’Assunta perché ciascuno possa assumere, cioè avere, quel che serve per essere assunti, portati, alla stessa meta.

Così in questo gioco di gioiose assunzioni si è rinnovata al Santuario di Caravaggio la tradizione della veglia in preparazione alla solennità dell’Assunta.

A presiedere la celebrazione don Cesare Micheletti, parroco di Stezzano e rettore del locale Santuario della Madonna dei campi “Nostra Signora della preghiera”.

La veglia, animata dall’Unione Corale “don Domenico Vecchi” diretta dal M° Roberto Grazioli e accompagnata all’organo da Marco Bianchi, ha vissuto un primo momento all’esterno con il rito del lucernario e a seguire, sotto i portici, la recita del santo rosario. Ogni fedele aveva tra le mani la candela con l’effige della madonna, a significare la luce che in Cristo, innalzata ad ogni ritornello del canto a Maria, con l’aiuto della vergine, ci conduce nel cammino.

 

La celebrazione è poi continuata in Basilica dove è stato recitato l’ufficio delle letture della solennità. La prima lettura di Paolo agli Efesini ci ha ricordato la grande speranza a cui siamo chiamati e le parole di San Paolo VI papa ci hanno mostrato quanto la sorte di Maria sia la nostra.

 

Don Cesare, nel suo pensiero si è mosso partendo da una frase di Charles Peguy: l’uomo d’oggi sembra soffrire di “amnesia” del cielo. Troppo preso dalle cose terrene non alza più lo sguardo, si dimentica della meta. Maria ce lo ricorda e ci richiama a tenere alti gli occhi al senso alto della vita. Due braccia ci hanno accolto all’ingresso in questa vita, quelle di nostro padre e di nostra madre; due braccia ci accoglieranno all’arrivo nel paradiso: ancora quelle di un padre, il Padre, e ancora quelle di una madre, Maria.

Un secondo pensiero, per ricordarci che l’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo ci pone dinanzi al valore e alla sacralità del corpo che ci è stato donato per fare la sua volontà. Don Cesare ha poi concluso immaginando questa festa come il grazie di Gesù a colei che con il suo sì a permesso il farsi uomo di Dio nella storia.

 

E così, attraverso queste parole abbiamo cercato di fare nostra questa assunzione di responsabilità, sull’esempio di Maria e affidandoci alla sua materna premura, lei che con una mano ci protegge come madre e con l’altra di conduce al cielo come mirabilmente si contempla nell’affresco della cupola recentemente restaurata, come ha sottolineato don Amedeo, rettore del Santuario nel suo ringraziamento conclusivo della celebrazione. Tornando alle nostre case abbiamo potuto volgere per un attimo lo sguardo in alto, alla cupola della Basilica illuminata da una corona di fiaccole, innalzate verso il cielo.

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